Gio' e Marti
In Viaggio col Tubo

Valtellina, storie di tradizioni e passioni

Un viaggio tra il gusto, la cultura e i paesaggi della Valtellina



Il rosso è il colore della passione e, mentre le foglie sulle colline valtellinesi si tingono di questo colore, vogliamo raccontarvi della passione che accomuna le persone che abbiamo incontrato nel nostro viaggio in Valtellina.
Il nostro tour autunnale in Valtellina è cominciato come un semplice viaggio enogastronomico ma i racconti dei valtellinesi ci hanno lasciato molto più che il ricordo di ottimi sapori. In ognuno dei nostri viaggi cerchiamo di approfondire la cultura locale e la Valtellina è uno dei luoghi che ci ha sorpreso di più sotto questo aspetto: è un territorio geograficamente molto vicino a noi e per quanto riguarda gli aspetti culturali generali parliamo pur sempre di Italia, ma le storie che le persone hanno condiviso con noi ci hanno emozionato perché in un certo senso abbiamo potuto immedesimarci e riscoprire in altri la nostra stessa passione.

Vi siete mai chiesti cosa si nasconda dietro il sapore di una fetta di bresaola o di un bicchiere di vino? Avete idea di quanto speciale possa essere una pietra?
Noi conosciamo bene la difficoltà del trasformare una passione in un lavoro o di fare qualcosa che da molti semplicemente non è considerato tale, ma in Valtellina abbiamo imparato come anche gli impieghi più tradizionali possano aver bisogno di una straordinaria dose di passione per poter affrontare difficoltà nascoste e preservare quello che rende un territorio speciale.
“Chi lavora la terra lo fa per passione perché certo non si diventa ricchi” dice Federico Belottini, ha 27 anni e raccoglie le mele dai frutteti che suo nonno ha piantato negli anni ’50. Come lui sono tanti che vogliono portare avanti l’attività di famiglia, a volte più per amore verso quello che l’attività rappresenta che per la sostenibilità economica dell’attività stessa.

Francesco accarezza una punta d’anca spargendo sulla superficie il sale e le spezie che la trasformeranno in una delle bresaole più buone che abbiamo mangiato. La bottega Masa in Valmalenco esiste sin dai primi anni del Novecento, ma ora il paese si sta spopolando e non sono più in molti a fare la spesa nel negozio di montagna; per questo ora esiste anche uno shop online, una vetrina virtuale non solo per il paese ma per chiunque voglia assaporare il gusto della tradizione valtellinese indipendentemente da dove ci si trovi.

Silvio e Alberto Gaggi lavorano la pietra ollare da oltre 65 anni: hanno cominciato quando ancora erano dei bambini. La loro famiglia lavora questo materiale dal 1738. Questa pietra è tipica della zona ed è famosa soprattutto per la fabbricazione dei lavecc, pentole in pietra ollare che vengono ricavate da un unico blocco. La lavorazione non è semplice e parte dall’estrazione dei blocchi dalla cava che viene fatta da parte degli artigiani stessi, per questo il costo degli oggetti in pietra ollare è abbastanza elevato. Per vendere più pentole, magari anche come souvenir, i proprietari delle botteghe locali hanno cominciato ad importare pentole e altri oggetti di finta pietra ollare rendendo ancora più difficile la vita degli artigiani che ormai si contano letteralmente sulle dita di una mano. Pietro, il figlio di Alberto, ha scelto di seguire le orme del padre perché “altrimenti questo è un lavoro che scomparirebbe” ma non si è fermato qui: anche lui ha aperto uno shop online e ha cominciato ad usare i social per promuovere la tradizione della pietra ollare oltre che la sua attività
  • Giorgio e Martina in viaggio coltubo

Ma non c’è solo chi porta avanti le tradizioni familiari: persone come Luca Faccinelli e Maurizio Herman hanno lasciato il loro lavoro per dedicarsi alla viticoltura. Luca ha recuperato un antico vitigno mentre Maurizio ha piantato nuove viti su terrazzamenti che dopo anni di abbandono erano stati invasi dalle sterpaglie. Fare il vino in questi territori significa non potersi permettere grandissime produzioni perché non ci sono terreni molto estesi, e significa che bisogna raccogliere l’uva a mano perché la dimensione e la pendenza dei terrazzamenti non permettono l’utilizzo di macchinari: servono forza oltre che pazienza e conoscenza, ma forse sono proprio queste particolarità che hanno fatto innamorare tante persone di questi pendii, spingendole a salvare un terreno che spesso viene abbandonato a causa delle difficoltà. Ed è grazie a persone che si mettono in gioco per seguire le loro passioni, continuando le attività di famiglia o, al contrario, lasciando il proprio lavoro per cimentarsi con qualcosa che per loro è allo stesso tempo tradizionale e nuovo, che la Valtellina è ancora un piccolo gioiello tra le colline che conserva ancora i tratti tipici del territorio che l’hanno resa famosa come i terrazzamenti, i muretti a secco e i pascoli in alpeggio.

Sì lo sappiamo che a questo punto pensate ci siamo dimenticati un elemento importante: abbiamo parlato di mele, vini e bresaola e adesso pensate manchi qualosa...tranquilli abbiamo incontrato anche le scarellatrici di Teglio, custodi insieme all'Accademia, dell'arte dei pizzoccheri.

Tutte queste persone non si arrendono alle difficoltà e seguono la loro passione per portare avanti la tradizione mantenendola viva ed attuale: i valtellinesi fanno sì che le tradizioni non rimangano fossilizzate nel passato e nei ricordi ma entrino nella vita di tutti i giorni adattandosi alle nuove esigenze senza però perdere la propria identità.
Questi sono i racconti di tante persone che vivono cercando di realizzare i propri sogni ed è per questo che abbiamo amato fare questo viaggio e narrarvi le loro storie!

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