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Intervista a The Italian Wine Girl: i vini valtellinesi raccontati da Laura Donadoni

Blogger, autrice e giornalista di origini italiane ma residente in America, Laura ci porta alla scoperta dei vini valtellinesi



Ciao Laura, cosa ti piace del mondo dei vini italiani e di quelli americani?

É una domanda molto ampia, difficile rispondere in poche righe, si tratta di due mondi diversi: vitigni, suoli, condizioni geografiche, microclimatiche, e anche i gusti degli appassionati sono influenzati da culture gastronomiche davvero lontane. Diciamo che in generale i vini italiani sono più caratterizzati dall artigianalitá, da piccole produzioni, molto legate al territorio. In America invece la produzione è spesso su scala industriale, più focalizzata sul vitigno o sullo stile che sul territorio.
  • Due calici di vino rosso valtellinese

Se prendiamo i vini valtellinesi, per esempio, non si possono assolutamente paragonare a nessun’altro tipo di vino.
Il vino artigianale esprime il concetto di terra, di specificità, di territorio, quindi è unico per definizione. Per gusto personale amo particolarmente i vini della Valtellina, sono nelle mie corde, sono vini verticali e complessi, ma allo stesso tempo accoglienti, vini che traducono molto il terreno, che parlano molto dell’ambiente circostante, della montagna, perché il Chiavennasca, il biotipo di nebbiolo che viene utilizzato per i vini della Valtellina e che cresce soltanto lí, è un tipo di vitigno vocato a tradurre il territorio.
Ci sono certi vitigni che per caratteristiche primarie sono più “adattabili” a diverse condizioni geoclimatiche, morfologiche etc. e altri invece che crescono e fanno bene soltanto in determinate aree geografiche. Il nebbiolo è uno di questi. Un vitigno che racconta bene i vigneti della Valtellina, con i loro muretti a secco patrimonio mondiale dell’UNESCO, vere e proprie opere di ingegneria, studiati e conformati per sfruttare al meglio le condizioni climatiche e idriche anche su questi terreni rocciosi, più difficili da coltivare.
  • Vigneti del versante retico delle Alpi

Cosa ti ha colpito di più nel visitare le cantine valtellinesi?

Sono stata in visita in Valtellina per portare a termine le ricerche per il mio secondo libro che uscirà il 27 ottobre 2021, si intitola Custodi del Vini, edito da Slow Food Editore, nel quale racconto le storie di particolari regioni vinicole in tutte e 20 le regioni d’Italia. Per la Lombardia, l’area che ho scelto di raccontare, è la Valtellina. Quindi sono venuta qui per parlare con più produttori possibili così da capire come si stanno muovendo, capire se fanno rete tra di loro, capire se c’è un futuro in crescita, se vale la pena per un giovane investire nella viticoltura qui.
  • Le Alpi e i terrazzi vitati della Valtellina
  • Incontro con i produttori vitivinicoli del territorio valtellinese

Devo dire che ho trovato una realtà molto dinamica: le nuove generazioni stanno portando una ventata di modernità nell’approccio, sia nella produzione vinicola sia nel turismo, cercando di creare i presupposti per un turismo enogastronomico di un profilo più alto. Ho anche avuto modo di testimoniare che tutti i viticoltori, soprattutto i giovani, si sentono molto investiti dal ruolo di custodi del territorio: come in poche altre regioni d’Italia che ho visitato, in Valtellina in particolare ho proprio percepito un senso di responsabilità dei produttori nel preservare il paesaggio. Stupendo.
  • Vigneti a Sondrio - località Sassella

Il “valore aggiunto” dei valtellinesi potrebbe essere una leva di promozione per il territorio stesso?

Credo che la Valtellina abbia proprio degli assi, delle carte vincenti da giocare per attrarre soprattutto un turismo internazionale. La Valtellina è una regione vinicola ancora tutto sommato poco frequentata (se paragonata alla Toscana o al PIemonte per esempio), quindi il turista che è sempre alla ricerca di nuovi stimoli può trovare in questa destinazione qualcosa di diverso da scoprire e che si distingue per un’offerta diversa dalla classica regione vinicola, come il paesaggio montano, la particolarità delle terrazze retiche e i prodotti locali famosi in tutto il mondo come la bresaola. Certamente c’è l’Alto Adige, c’è la Val d’Aosta… Però la Valtellina è comoda da raggiungere, è ben collegata con gli aeroporti, c’è ne sono tre nelle vicinanze, Bergamo Orio al Serio, Malpensa, Linate... Nonostante l’accessibilità inoltre la Valtellina ha mantenuto intatte le realtà dei piccoli borghi, dei paesaggi e delle tradizioni. Sono rimasta colpita dalla storia della Cooperativa di Triasso un paesino che conta solo 75 abitanti, eppure produce orgogliosamente il proprio vino. Una realtà, così piccola e unica, non la si trova facilmente. Il potenziale della Valtellina è altissimo.
  • Cantina con tipiche botti di legno
  • I prodotti enogastronomici valtellinesi

La Valtellina in tre parole?

Pura, faticosa e appagante.

Il tuo miglior ricordo della Valtellina?

Sono rimasta molto colpita dal senso di responsabilità dei valtellinesi nel preservare la loro terra, il paesaggio, le tradizioni, ma anche dei vignaioli che sono testimoni di come la fatica sia qualcosa di positivo. D’altra parte mantenere quei vigneti costa tanta fatica, non in termini solo di lavoro fisico, in termini anche di investimenti di manutenzione degli storici muretti a secco.
Fare viticoltura in Valtellina costa fatica, ma tutti coloro che ho intervistato hanno descritto la fatica come qualcosa di positivo, che poi porta alla soddisfazione e alla bellezza. Questo senso del lavoro che ti nobilita e ti appaga, è qualcosa che mi porterò nel cuore della mia visita.

Arrivederci Valtellina!

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